martedì 26 aprile 2011

NIGHTWARD - Adrenaline 12

I Nightward sono un gruppo lombardo nato nel 1997, che trae inizialmente ispirazione dal melodic death metal scandinavo [tanto caro ad At The Gates, Dark Tranquillity ed In Flames, come recita la biografia]. Dopo vari cambi, nel 2007 la lineup si stabilizza, e la direzione musicale intraprende un nuovo cammino verso sonorità più moderne.

Ma... "ecco l'ennesimo disco metalcore", questo viene in mente al primo ascolto di "Adrenaline 12", ed è l'idea che rimane fino alla fine.
Il disco è composto da dieci tracce con tutti gli standard del genere: gli intro melodici ed i cambi di tempo, la voce ora scream ora pulita, qualche inserto elettronico/industrial ed una sporadica voce femminile.



Potrebbe essere un buon disco, se in questi ultimi anni non ci fosse un proliferare di band metalcore [metalcore, deathcore, emocore o come le si voglia chiamare], nel bene e nel male. Invece risulta essere un disco come tanti, fatto come da copione metalcore. La voce non convince e sembra troppo impostata, l'elettronica usata è una buona idea ma è relegata a semplice ospite, come le parti vocali femminili. Il basso è quasi inesistente.

venerdì 22 aprile 2011

L'IMPERO DELLE OMBRE - I Compagni Di Baal

A 7 anni di distanza dal debut album, torna L'Impero Delle Ombre con il nuovo disco "I Compagni Di Baal".

Il concept è basato sul telefilm omonimo [una vecchia serie francese degli anni '60] che narra la storia di una setta segreta, chiamata appunto i Compagni di Baal, che tenta di dominare il mondo con crimini e violenze. A tentare di arginare i loro piani si mobilita un giornalista che, assieme ad alcuni amici, riuscirà a sgominare la setta e riportare la pace nel paese.

La band è formata da Andrea e John Cardellino alle chitarre, Fabius Oliver al basso, Dario Petrelli alla batteria e Oleg Smirnoff alle tastiere. Le sonorità dell'album sono antiche, si muovono in territori battuti dalla vecchia scuola heavy/dark/doom metal [hanno studiato bene le lezioni impartite dai maestri Black Sabbath sopra tutti] pervasi da un alone progressive ma anche semplice, il loro Cemetery Rock.



Questo è un album coraggioso. I talentuosi musicisti hanno speso bene i 7 anni passati dal primo album per sfornare un ottimo album che non tiene conto delle mode attuali. Il disco è lento, ma non per questo monotono, la sezione ritmica è costante ed instancabile. Unica pecca le canzoni forse un po' troppo lunghe per la loro lentezza.

Degna di nota particolare è la prestazione di Oleg Smirnoff, che con le sue tastiere ed il suo Hammond dona un'atmosfera particolare e meravigliosamente retrò a tutto l'album.

Questo album sarebbe stata la perfetta colonna sonora del telefilm da cui trae ispirazione.

venerdì 8 aprile 2011

PUNTINESPANSIONE - Trentenni Sofisticati

"Trentenni Sofisticati" è il secondo album dei Puntinespansione, quintetto proveniente dal barese che ha fatto dell'ironia il proprio stile di vita. L'album è suddiviso in dodici canzoni che spaziano dal reggae al rock, al folk, ai ritmi latini, alla canzone d'autore, all'elettronica. Ogni pezzo è originale, ha una propria storia ed una propria sonorità, nulla si ripete nelle dodici tracce.

I testi sono divertenti ed ironici, ma anche pungenti con uno sguardo alla realtà quotidiana: la band trae spunto dalla vita odierna per raccontare a proprio modo ciò che succede. Un invito a sognare per tentare di allontanare le brutture con l'amore ed il divertimento. In questo minestrone c'è spazio anche per la politica, per la crisi economica mondiale e familiare, per il problema del lavoro.



"Trentenni Sofisticati", a discapito del titolo, è un album facile ed orecchiabile, divertente e che in certi passaggi fa pensare. I motivetti restano in mente ma manca quel qualcosa in più per non essere considerato un dischetto come tanti altri, non ispira la frase "questo è proprio un bel disco".

MY OWN RUSH - Sogno Italiano

My Own Rush, band piemontese dedita ad un semplice pop/punk rock'n'roll, arriva sul mercato con questo primo album intitolato "Sogno Italiano". La formula musicale scelta è appunto il rock'n'roll che a volte si avvicina al pop ed altre al punk.

Partendo dal titolo i testi raccontano della situazione italiana attuale, con i suoi pro ed i suoi contro (più i contro). Il disco è quasi punk, non nel suo sendo di denuncia ma piuttosto come veicolo per porre l'attenzione sugli aspetti negativi della vita quotidiana [testi contro i cocchi di mamma, i politici, i critici musicali ed i cantautori], sempre però in maniera scherzosa.



Buono il debutto di questi My Own Rush, la musica è divertente ed immediata, i testi sono irreverenti e spensierati ma anche autoironici. Bella anche l'iniziativa della band di allegare un "Gratta e Vinci" alle prime 200 copie del disco, che richiama una frase della title-track.

venerdì 4 febbraio 2011

CANAAN - Contro.Luce

"Contro.Luce" è il sesto album dei nostrani Canaan: oltre 70 minuti di musica divisa in ventuno tracce, metà delle quali sono intermezzi musicali.
Tutto l'album è cantato interamente in italiano: i testi sono ricercati, forse di non facile comprensione; la metrica fa un ottimo uso delle metafore; le liriche più che cantate sono recitate, molto vicine alla declamazione [dal punto di vista stilistico ricordano Franco Battiato].

Quello che sorprende di più è la ricerca musicale della band. Sonorità dark stese su tappeti doom. Ma dark e doom sono solo termini riduttivi, perché in questo album ci sono anche elementi goth, wave, ambient, ed anche parti orientaleggianti. I synth si adattano alla richiesta del momento, sfoderando suoni industriali, techno, sino agli strumenti sinfonici. Le chitarre elettriche sono presenti solo come elemento aggiunto.



Questo "Contro.Luce" è un disco difficile, di assimilazione non immediata, ma pieno di emozioni.
È etereo, le cadenze doom cullano l'ascoltatore all'interno di un sogno triste. I testi declamati aumentano un senso generale di rassegnazione per tutto ciò che ci circonda e gli intermezzi orientaleggianti fanno da ottima camera di decompressione tra un sogno e l'altro ["Aggrappati alla voglia di fare qualcosa ma inutili come vento che passa senza mai un posto dove fermarsi."].

domenica 30 gennaio 2011

IBRIDO _XN - Non Ingerire

Gli Ibrido_xN iniziano la loro carriera nel 2008 [votati come miglior gruppo indipendente al M.E.I. 2008] ed ora arrivano alla prova del nove con il primo album, "Non Ingerire": dieci canzoni [tre delle quali estratte dal primo EP "Policarbonato Trasparente" del 2008] di rock, pop ed elettronica che creano, appunto, un suono ibrido.

L'album parte con le chitarre ruvide di "All'Apice"; "Io Non Voto" ha un testo che risulta attuale in qualsiasi epoca storica ["Io non voto, aspettando i risultati elettorali sempre uguali"]; "Bolla" nasce come ballata classica per terminare in rock cupo; "L'Anno Del Toro" è una canzone rock/elettronica; "La Giostra" ha un motivetto circense da organetto; "Solo Il Bianco" è un nuovo episodio rock/elettronico; "Il Seme Della Follia" si alterna tra ballata cupa ed episodi più rock duro; in "Nel Buio" è l'elettronica ossessiva il soggetto principale; "L'Odio" è un esempio di rock pesante; chiudono i quasi otto minuti ambient/elettronic/rock di "Lo Specchio In Cantina".



Ottimo esordio discografico per questi Ibrido_xN, band che già dal nome fa capire come intenda la musica: un ibrido di varie sonorità mai scelte a caso. Sanno miscelare con cura le parti acustice alle parti più rock, pop ed elettroniche.
E il consiglio giusto viene già dal titolo: non ingerire ma ascoltare più volte, con attenzione, per cogliere ogni volta sfumature nuove dalle varie sonorità proposte.

sabato 29 gennaio 2011

BIANCONIGLIO - Qualsiasi Ovunque Sia

"Qualsiasi Ovunque Sia" è il secondo album dei Bianconiglio, pubblicato a due anni dal precedente "Lo Scatolino Sporco". Il CD contiene quattordici canzoni cantate in italiano, tra cui una recitata [la traccia 7 dal titolo "Gradi"] ed una strumentale [la traccia 14, la titletrack "Qualsiasi Ovunque Sia"].

Musicalmente i Bianconiglio fanno crossover, nel più semplice dei significati. Non c'è un genere specifico in cui inquadrare questi ragazzi: si parte dal rap/nu-metal delle prime canzoni per approdare al rock, al funk, alle ballate, al dub, al pop.

La doppia voce dà un tocco particolare al tutto: una rappata e spesso in controtempo rispetto alla musica, l'altra più rock e melodica. Le chitarre sono metal, ma passano agevolmente anche al rock e al funk, a seconda delle esigenze. Anche la sezione ritmica si adatta bene alla situazione e la tastiera è una piacevole aggiunta al tutto.



Come detto, il genere è crossover, alla Rage Against The Machine, tanto per intenderci. Per chi vi scrive ricordano anche i nostrani Rapsodia [l'album "Farmacon"] di fine anni '90.

L'ascolto è piacevole e mai monotono, a seconda degli stati d'animo si può scegliere l'una o l'altra canzone. Ottima la ricerca sperimentale della band, che esplora vari generi senza arenarsi in una sonorità statica.
Belle anche le parole di "Gradi" (che paragona l'età umana ai gradi centigradi) e ottima la strumentale "Qualsiasi Ovunque Sia", con il piano che fa da padrone di casa.

venerdì 28 gennaio 2011

SPANKING HOUR - Revo(so)lution

Gli Spanking Hours nascono nel 2007 dall'incontro di Jonathan Cappa alla chitarra, Nicola Giovati alla batteria e Quinta al basso, completati poi nel 2009 da Franco Campanella alla voce. A settembre 2009 esce una riedizione del loro demo, seguito nel 2010 dalle registrazioni di nuovo materiale che ora compone questo "Revo(so)lution".

E con il titolo arriva la prima dichiarazione d'intenti della band: l'unica soluzione è la rivoluzione. Per sottolineare il concetto il quartetto ci fa ascoltare un album con radici thrash metal/stoner rock, che strizza l'occhio a Pantera e Kreator, Down e Motorhead [la voce ricorda molto quella di Lemmy]. I riff e gli assoli di chitarra passano agevolmente per i vari generi, thrash e stoner in primis, e sono ottimamente sorretti dal lavoro della sezione ritmica potente e dalla voce in classico stile metal.



Questo è il primo lavoro ufficiale della band, ma i quattro musicisti non sono alla loro prima avventura: tutti provengono da varie esperienze nel mondo underground, cosa che fa confluire varie sonorità in questo prodotto finale. L'ottima preparazione tecnica fa di questo "Revo(so)lution" un buon punto di partenza per gli Spanking Hours. Per gli amanti di thrash metal e stoner rock grezzo e puro.

mercoledì 26 gennaio 2011

THE QUIREBOYS - Live In London

Signore e signori benvenuti al leggendario Marquee di Londra [storico locale dove hanno suonato artisti del calibro di Led Zeppelin, Rolling Stones, Queen, Pink Floyd, Jimi Hendrix, Who, David Bowie e tanti altri], un vero tempio della musica per ogni rocker che si rispetti. Questa sera, direttamente dal 2004, arriva il "Monsters of Rock Tour" dei The Quireboys.
La scaletta della serata prevede dodici canzoni [sei delle quali estratte dall'album "A Bit of What You Fancy", una da "Bitter Sweet & Twisted" e quattro da "This Is Rock'n'Roll"]: "C'mon", "Misled", "Hey You", "This Is Rock'n'Roll", "There She Goes Again", "Show Me What Ya' Got", "Tramps & Thieves", "I Don't Love You Anymore", "Turn Away", "7 O' Clock", "Whippin Boy" e "Sex Party" suonate con l'energia che solo i sei ragazzacci londinesi sanno sprigionare, rock'n'roll puro e semplice.

"Live In London" esce in edizione in CD+DVD, un'opportunità di vedere la band dare il meglio di sé senza doversi procurare una macchina del tempo.




Questo "Live In London" è una gioia per le orecchie ed anche gli occhi. Le riprese sono fatte da varie angolazioni, il montaggio è buono e rende l'idea della dinamicità dello show, la scelta di alternare bianco/nero e colore da un tocco particolare allo spettacolo.

I musicisti dimostrano di essere dei veri animali da spettacolo, le dimensioni ridotte del palco non pregiudicano l'ottima prestazione della band. Il feeling con il pubblico è palpabile e da entrambe le parti si nota l'energia unica del vero rock'n'roll.

lunedì 24 gennaio 2011

ANY FACE - The Cult Of Sickness

Gli Any Face sono una band proveniente da Varese dedita ad un death metal puro e semplice, senza compromessi. Hanno alle spalle un album e vari demo/EP ["Craving Out Of Mist" del 2006, "Deaf Songs For A Dead World" EP del 2009 ed altri], ed ora tornano sul mercato con questo "The Cult Of Sickness".

Otto canzoni [sette canzoni originali ed una cover in versione death metal di "Happy Tantrum" degli O.L.D.] con un sound che arriva direttamente dagli anni '90, dall'epoca d'oro delle death metal band americane a cui i nostri si rifanno, senza però diventarne delle semplici copie. I 40 minuti dell'album risultano più maturi delle pubblicazioni precedenti, con scrittura, composizione ed arrangiamento dei brani che denotano più attenzione prestata.

Ospiti speciali: Mick Montaguti degli Electrocution, Domenico Perra Roviello dei Glory Blister e Alan Dubin degli O.L.D.



Facile riconoscere in questo album i mostri sacri del death metal anni '90, come detto però gli Any Face non risultano delle semplici copie ma piuttosto degli ispirati. I cinque musicisti sono guidati da una passione che crea il giusto mix di velocità, tecnica e potenza senza troppi cali di tensione.
"The Cult Of Sickness" è un album che non stanca anche dopo vari ascolti, c'è margine di miglioramento ma la band dimostra di sapere ciò che vuole fare e di avere le carte giuste per arrivare all'obiettivo.

lunedì 17 gennaio 2011

DIVANOFOBIA

I Divanofobia sono una band bolognese nata nell'inverno 2008 da quattro musicisti creativi. Questo inizio 2011 vede la pubblicazione del loro primo EP: sei tracce per un pop-rock-poetico-cantautorale con suoni che vanno dal pop-rock classico, al funk, al noise, e che fanno da sfondo ai vari giochi di parole inseriti nei testi, frutto anche della collaborazione con il poeta contemporaneo Roberto Batisti.

L'EP si apre con "Sorprendente": un inno al caffè che sottolinea l'importanza delle piccole cose della vita. Si prosegue con "Civiltà", una vera e propria poesia ermetica, l'acustica "Forza E Sigarette", la funkeggiante "Abrasioni", per poi passare a "Cabala Di Luna", con il suo desiderio di libertà, e si chiude con "Dopo L'Alba", altra poesia acustica.

Il nome "Divanofobia" è riflesso dell'amore che la band prova per la lingua e per il gioco e starebbe ad indicare un ironico timore per il divano in quanto entità statica e simbolo di passività mediatica. [dalla biografia della band]



Ad un primo ascolto può sembrare un album difficile ed i testi in versi risultare un po' troppo contorti, già dal secondo ascolto però si può apprezzare la ricerca stilistica dei "quatto più uno" artisti. Musicalmente in questo EP c'è qualcosa che rimanda ad armonie già sentite ma che comunque risultano originali quando accostate a liriche non banali.
Menzione particolare a "Sorprendente" per il bel significato, sottolinea l'importanza delle piccole cose che consideriamo scontate, ma la cui mancanza creerebbe non pochi problemi. [esempio: "Se d'improvviso dal mondo sparisse il caffè: nevrosi, paure e ansietà."]

giovedì 13 gennaio 2011

MAMBASSA - LP

I Mambassa sono una band nata a metà degli anni '90 con alle spalle quattro pubblicazioni ["Umore Blu Neon" del 1995, "2M" del 1999, "Il Cronista (E Altre Storie)" del 2003 e "Mambassa" del 2004] ed una moltitudine di esibizioni live. Nel 2006 decidono di "staccare un po' la spina" per dedicarsi alle loro vite private [dopo undici anni di vita da musicista alternando registrazioni e tour]. Durante questa pausa però i vari membri della band non si perdono di vista e continuano la loro passione musicale, così nel 2010 decidono di tornare con un nuovo album intitolato "LP" ("Lonely Planet").

Ciò che offrono al pubblico è un album composto da 11+1 [la canzone "Non è Per Voi" è una bonustrack per iTunes] canzoni di rock italiano tendente al cantautorato, forse un po' fuori contesto in questo periodo ma comunque di alto livello.
La pausa autoimposta ha offerto alla band l'occasione di maturare rispetto alle pubblicazioni precedenti: le nuove canzoni denotano una certa ricercatezza nella composizione e nella scrittura dei testi.



Tenendo presente il percorso di vita della band si può facilmente capire che il loro intento non è quello di pubblicare un insieme di singoli indipendenti, ma piuttosto un album che suoni omogeneo, con canzoni legate da un'armonia particolare, a tratti sofferta, ma comunque sempre intensa.
Il disco è buono ma non ha quel qualcosa in più per spiccare tra la moltitudine di pubblicazioni di questi anni. E del resto non sembra nemmeno l'intento della band.
Non è assimilabile subito, ma in seguito risulterà chiaro ciò che la band vuole trasmettere. Già dal titolo ci porta a pensare al paradosso del mondo odierno: moltissime persone, ognuna chiusa nella propria solitudine.

mercoledì 12 gennaio 2011

FIGLI DI MADRE IGNOTA - Combat Disco Casbah

Questi Figli Di Madre Ignota iniziano il loro percorso discografico nel 1999 con un demotape intitolato "OrangoTangoTopless". Le pubblicazioni serie cominciano nel 2001 con "Kanakapila", seguito da "Tamboo Tamboo" nel 2004, da "Fez Club" nel 2007, per arrivare infine all'attuale "Combat Disco Casbah".

La musica proposta è un turbinio di melodie che nascono dalla musica balcanica, per poi mescolarsi a sonorità elettroniche, ska, reggae, swing, punk, mediorientali e gitane: un perfetto stile patchanka con richiami a Mano Negra [il primo album dei Mano Negra si intitola appunto "Patchanka"] e Les Negresses Vertes, ma anche a Buscaglione e Capossela, Roy Paci e Gogol Bordello. I Figli Di Madre Ignota fanno loro gli insegnamenti di questi grandi maestri e li condensano in tredici canzoni [tra cui una cover del classico di Patty Pravo "La Bambola"] piene di fiati e chitarre elettriche, di mandolini e percussioni.



Come detto lo stile parte dalla musica balcanica, fatta di polke e tarantelle per feste da ballo, ed il divertimento ubriacante da balera è appunto quello che i Figli Di Madre Ignota ispirano. Il suono è orecchiabile sin dal primo ascolto. Sembra di trovarsi al centro di una festa gitana o immersi nell'allegria di un circo, in cui i differenti stili musicali si fondono a diversità culturali, geografiche e linguistiche per un risultato che può essere solo divertimento. Non inventano nulla ma lo fanno molto bene.

AA.VV. - Viva Elvis

In occasione del 75° anniversario della nascita di Elvis Presley viene pubblicato un album intitolato "Viva Elvis": dodici canzoni [tra cui: "Blue Suede Shoes", "Heartbreak Hotel", "Love Me Tender", "Burning Love", "Suspicious Minds"] fatte con campionature di vecchie esibizioni live remixate in chiave moderna. Le canzoni scelte risagono sia all'ascesa degli anni '50, sia alle colonne sonore per il cinema, sia al ritorno sul palcoscenico del 1968.

Gli autori prendono i mostri sacri del Re e li reinventano con sonorità blues, rockabilly, garage, punk, folk, hip hop ed elettronica aiutati da vari ospiti, adattandoli come colonna sonora dello spettacolo omonimo del Cirque Du Soleil.



Questo "Viva Elvis" non è ne una raccolta di vecchie canzoni né un album tributo, ma piuttosto un misto tra i due che lascia un po' interdetti. Gli autori affermano di aver fatto un lavoro mastodontico per la preparazione [dichiarano gli autori: "Abbiamo speso oltre tremila ore a rivedere registrazioni di Elvis, effettuando più di 17mila campionature ed intessendo sequenze e suoni di queste ultime, qualche volta cambiando dettagli come la tonalità ed il tempo."], ma perché snaturare così delle canzoni che hanno una loro storia? In certi passaggi risultano essere irriconoscibili, e la voce di Elvis è coperta da varie campionature di strumenti e dalle voci dei cantanti ospiti. Non sarebbe stato meglio pubblicare una raccolta con le registrazioni originali dell'epoca? Oppure un album di cover eseguite dai vari artisti nel loro stile? Ai posteri l'ardua sentenza.

venerdì 7 gennaio 2011

BACHAR MAR KHALIFE - Oil Slick

Bachar Mar-Khalifé è un autore nato a Beirut ma presto trasferitosi in Francia. Figlio d'arte (di Marcel Khalifé), ha seguito le orme del padre dedicandosi alla musica [ha collaborato con l'Orchestre National De France]. Nel 2010 l'etichetta InFiné decide di pubblicarne il debutto "Oil Slick", album composto da sei tracce.

Si inizia con "Progeria", una canzone dalle influenze jazz mischiate alla musica classica, all'avant-garde orientale e alle sonorità ambient. "Distance" è il capolavoro dell'album con la sua melodia malinconica. "Around The Lamp" è un'altra perla, dove un velo di pianoforte accompagna il duetto vocale con la palestinese Lita Jana. "Marée Noire" [traduzione francese di "Oil Slick"] è l'unica nota stonata dell'album, con la sua atmosfera cupa che mette a disagio. "Democratia" è musica tradizionale araba. "NTFntf" è una traccia di sole percussioni.



"Oil Slick" è un album particolare ed interessante, che in sole sei canzoni riesce a spaziare in una varietà di generi mai scontati. Gli strumenti preferiti dall'artista sono pianoforte e percussioni con i quali crea melodie che spaziano dalla musica etnica al jazz, all'elettronica, all'ambient. Si potrebbe parlare di moderna musica da camera che trae ispirazione da diverse fonti pur rimanendo introspettiva e aperta ad ogni interpretazione personale.

giovedì 30 dicembre 2010

RUMATERA - 71 Gradi

I Rumatera sono una band proveniente dalla provincia di Venezia che nasce nel settembre 2007. Già nel giugno 2008 pubblicano il loro primo CD omonimo ["Rumatera": album composto da 16 tracce ed una cover di "Picinin" dei Pitura Freska], seguito nel 2009 dall'album "My Crew" [versione dell'album "Rumatera" con testi in inglese per il mercato americano]. Nel settembre 2010 esce il nuovo "71 Gradi".

La formula musicale scelta è quella di un punk-rock con un cantato demenziale in dialetto veneto, scelta appropriata allo stile musicale: come le band street-punk americane cantano nello slang dei quartieri/ghetti delle metropoli dove vivono, così i Rumatera usano il loro dialetto per raccontare la propria voglia di vivere e divertirsi in maniera sana.
Le tematiche affrontate nei testi sono una divertente e scanzonata presa in giro dei Tosi De Campagna, cioè di quei ragazzi che vengono dalla provincia rurale e sono l'opposto dei ragazzi alla moda di città.



Disco divertente e demenziale, in puro stile street-surf-skate-(eccetera)-punk-rock dalla California, dove tutto è spensieratezza ed allegria.
Per i non veneti: lo "slang" usato è comunque accessibile, di Pitura Freskiana memoria.
I testi sono eterogenei e di facile comprensione: vanno dall'allegria alle feste all'amicizia, ma parlano anche di sentimenti, amore e sesso.

Ma il vero punto di forza dei Rumatera restano le esibizioni live, con le canzoni intramezzate da discorsi e battute, raccontate sempre in dialetto, per far sì che il pubblico sia parte integrante dello show.

lunedì 20 dicembre 2010

U.S. CHRISTMAS - Run Thick In The Night

USX, abbreviazione di U.S. Christmas, è una band proveniente dai Monti Appalachi [catena montuosa che occupa territori appartenenti agli stati di Kentucky, Tennessee, Virginia, West Virginia, e North Carolina] nata nel 2002, con all'attivo alcuni album autoprodotti e venduti su CD-R ai propri concerti.
Nel 2008 vengono notati da Scott Kelly dei Neurosis, che pubblica il loro album "Eat The Low Dogs" sulla sua Neurot Recordings, seguito poi nel 2010 da questo "Run Thick In The Night".

La band è di difficile etichettatura, forse quella più azzeccata si trova sul loro MySpace: psychedelic/rock/blues [fatto di chitarre minimaliste, batteria incessante, archi e voce struggente; i richiami più evidenti sono alle sonorità care ai Neurosis ma anche a quelle dei Tool].
Fatto sta che questo album è un macigno composto di canzoni monumentali, ma anche rarefatte, che stimolano sentimenti intimi e struggenti. L'apertura con "In The Night" è una dichiarazione d'intenti, con la sua pesantezza, i riff ipnotici, la voce struggente e il finale psichedelico, tutti elementi che verranno poi richiamati nel resto del disco.



L'ascolto di un singolo brano è un'esperienza più emozionante dell'ascolto dell'intero disco: l'album scorre come un unico pezzo per 77 minuti, le varie canzoni richiamano le sonorità della canzone di apertura (che da sola dura 13 minuti) e tendono a non restare impresse.
Ed è in un certo senso il limite di "Rtitn": le canzoni sono molto buone prese singolarmente ma non spiccano l'una sull'altra nel complesso. Stessi toni di chitarra, stessa intonazione di voce, stesse sonorità della sezione ritmica.

domenica 19 dicembre 2010

Godnr.universe!

Godnr.universe! è il monicker dietro cui si cela la sezione d'archi tutta al femminile degli svizzeri Eluveitie.

Anna e Meri decidono di abbandonare temporaneamente il loro abituale folk metal per questo nuovo progetto di musica elettronica sperimentale tendente al trip hop: 6 canzoni suonate e cantate dalle due ragazze con l'aiuto di Ivo Henzi [il chitarrista delgi Eluveitie] per le parti di chitarra e di basso.
Come già accennato, le sonorità sono tipiche dell'elettronica sperimentale, con richiami a mostri sacri quali Bjork, Massive Attack e Tricky, ma vicine anche ai nostrani Subsonica.
I testi originali sono del poeta belga Albert Giraud (23 giugno 1860 – 26 dicembre 1929) tradotti in inglese.



Disco interessante per chi segue la musica elettronica, disco strano per chi segue gli Eluveitie.
Queste ragazze hanno voluto far vedere che sono musiciste non relegate al folk metal, ma hanno la capacità di spaziare in altri generi completamente diversi.
Unica nota dolente la forse troppa somiglianza agli artisti citati sopra.

venerdì 17 dicembre 2010

ATPC - Solido

ATPC, ovvero Alta Tensione Produzioni Clandestine, sono un duo hip hop torinese composto da Rula e Sly.
Attivi dalla metà degli anni '90, hanno pubblicato 6 album: "Solido" è l'ultimo di questi, arrivato a 6 anni dal precedente "Idem" e a 5 anni dall'album di remix "Re-Idem".

La formula proposta è il classico hip hop autoreferenziale della vecchia scuola italiana, con testi che parlano della vita passata e quotidiana dei due artisti [Storie del tipo: "io mi sono fatto da solo", "io seguo la mia strada", "io sono un guerriero che combatte a testa alta", "io sono meglio di te".].
Il suono di queste 14 tracce è sempre quello che ha reso famosi gli ATPC una decina di anni fa, d'altronde il genere si avvale di basi pre-registrate su cui rappare. I testi, invece, sono maturati con il passare degli anni.



Gli album degli ATPC sono il loro marchio di fabbrica [nessun cambio repentino di stile nella loro carriera], che probabilmente è il punto di forza ma anche la debolezza di questo "Solido": si tratta delle tipiche canzoni che ha reso famosa la band e che le ha permesso di festeggiare quest'anno il suo ventesimo anniversario.

Purtroppo, però, può anche sembrare un disco scontato che non porta nulla di nuovo alla loro storia.

mercoledì 15 dicembre 2010

WINO - Adrift

"Adrift" è il titolo del secondo album solista di Wino, al secolo Scott Weinrich, noto ai più per la sua storica militanza in band come The Obsessed e Saint Vitus (tra le altre), e più recentemente Shrinebuilder.

Chiunque conosca il suo passato non si aspetti il solito doom/stoner rock al quale il cantante/chitarrista ci ha abituati durante la sua lunga carriera: per il seguito di "Punctuated Equilibrium" [album del 2009], Wino cambia completamente le carte in tavola e si affida quasi esclusivamente alla propria voce e alla propria chitarra classica, donando al pubblico 12 tracce di puro heavy rock tendente al folk acustico composto con passione, tra cui compaiono due cover: "Shot In The Head" di Savoy Brown e "Iron Horse/Born To Lose" di Motörhead.



In questo nuovo album Wino rivela il suo lato più intimo ed intenso: voce e chitarra che accompagnano l'ascoltatore in un viaggio solitario su una nave alla deriva ["Adrift" significa appunto "Alla Deriva"], affidato solo al caso, ma con la possibilità di prendere in mano le redini del proprio destino ed arrivare dove vuole, perché all'orizzonte c'è sempre il sole (come sottolineato anche dall'artwork).

Disco molto particolare che potrebbe spiazzare parecchi fa, ma che, con la sua particolarità, non mancherà di emozionare anche chi non è abituato a un genere di musica che strizza l'occhio a Johnny Cash, Woodie Guthrie e Bob Dylan.

giovedì 25 novembre 2010

NEUROSIS - Live At Roadburn 2007

Dopo 3 anni di silenzio dall'album "Given To The Rising", i Neurosis tornano con una chicca per i loro fan: "Live At The Roadburn 2007". Si tratta della registrazione integrale del concerto che la band californiana ha tenuto il 20 aprile 2007 al Roadburn Festival di Tilburg, in Olanda.

L'esibizione consiste in 9 brani per un totale di 1 ora e 20 minuti circa [le canzoni durano in media 9 minuti], scelti principalmente dagli ultimi due album, ad eccezione di "Crawl Back In" da "A Sun That Never Sets" del 2001 e "The Doorway" da "Times Of Grace" del 1999.

Nota caratterizzante del disco risulta essere l'ottima registrazione [tanto da non sembrare una ripresa live], sporcata solamente dai suoni grezzi che conferiscono ancora più spessore alle canzoni.



L'esibizione è un concentrato di emozioni e di suoni, estasi e sofferenza fusi in musica, la passione travolgente di una band che ama il proprio lavoro e la propria musica.
La catalogazione musicale dei Neurosis è abbastanza difficile: metal sperimentale con influssi/inserti di dark, hard, doom, core, folk, noise e chi più ne ha più ne metta.
Un ascolto consigliato a chi li conosce e ne sente la mancanza, ma anche a chi non li ha mai sentiti e grazie a questo disco comincerà ad apprezzarli.